Alla negazione della libertà, e perfino della possibilità della libertà, corrisponde la concessione di libertà atte a rafforzare la repressione. H. Marcuse
A 15 anni da “Fine attività – damnatio memoriae” – lavoro che doveva essere, nelle intenzioni, il congedo definitivo dalla poesia, esce questo mio nuovo volume di poesie grazie all’editore Jean Luc Bertoni e alle sollecitazioni del curatore della collana Poesia Lab, Luca Ariano. Devo inoltre ringraziare Fabrizio Bastioli per avermi concesso l’utilizzo della foto di un suo quadro per la copertina e tutte/i coloro che in qualche modo hanno contribuito, direttamente o indirettamente, a questa pubblicazione.
Il libro sarà ordinabile sul sito internet della Bertoni Editore www.bertonieditore.com dal 24 MARZO 2023. L’uscita ufficiale del libro sarà invece il 1 APRILE 2023 e da quella data il libro sarà ordinabile in tutti gli store online e in tutte le librerie italiane.
La guerra tra Russia e Ucraina (fornita di armi, consiglieri militari, soldati ufficiosamente volontari da Usa, Nato e Ue) dura ormai da più di un anno. È chiaro che ad oggi nessuno dei due schieramenti è in grado di prevalere sull’altro. I morti già sono più di 300.000, parte dell’Ucraina è rasa al suolo, i bombardamenti si susseguono ininterrottamente da mesi. Le opposte propagande usano toni trionfali e minacciano ritorsioni terribili a giorni alterni. I paesi dell’Ue, Italia compresa, sollecitati dal fido alleato americano in divisa Nato, forniscono armi all’Ucraina allo scopo di prolungare la guerra ancora non si sa per quanto. Siamo già giunti al decimo pacchetto di sanzioni alla Russia. Gli effetti sono stati davvero devastanti… per l’Europa che vive un periodo di inflazione a due cifre e ha dato occasione alla speculazione di moltiplicarsi indisturbata.
Ci sono dei film che l’industria cinematografica costruisce in maniera spettacolare e avvincente, film che affascinano, che magari fanno passare novanta minuti spensierati, privi di preoccupazioni, avvolti da effetti speciali e storditi da montaggi vertiginosi. Di questo resta ben poco addosso, una specie di sole invernale che illumina il giorno per qualche ora ma non lascia segno alcuno sulla pelle. Esistono poi gioielli di rara bellezza, che non hanno bisogno degli effetti speciali, perché brillano di quella luce che è propria della vita, della sofferenza del vivere, del legame ancestrale che unisce l’uomo alla terra, agli animali e che difficilmente arrivano al grande pubblico, alle prime serate televisive, al lancio spettacolare sulle piattaforme online. Utama – Le terre dimenticate è uno di questi gioielli. La bellezza desolata degli altopiani della Bolivia, la siccità che avanza spazzando via uomini e lama, la civiltà quechua che sembra svanire come il ghiacciaio che alimenta i fiumi: tutto ciò ci viene mostrato da una regia discreta, con dei ritmi che assecondano la millenaria civiltà che sta per essere annientata dai cambiamenti climatici che riescono laddove in parte fallì ferocia degli antichi conquistadores. Alejandro Loayza Grisi, il regista, ci ha regalato un film di una straziante bellezza, impreziosita dalla recitazione dei tre attori attorno cui ruota la storia José Calcina (Virgilio, pastore di lama), Luisa Quispe (sua moglie, sempre alla ricerca di acqua per sopravvivere) e Santos Choque (Clever, loro nipote che vorrebbe portare i due in città). Utama, in lingua quechua, significa la nostra casa. E quello che i due pastori stanno vivendo è la perdita della possibilità di vivere nel posto dove sono vissuti per secoli i loro antenati perché ormai non c’è più acqua. La Terra è la nostra Utama. Virgilio e Sisa sono l’umanità destinata a rimanere senza acqua su una terra terribilmente bella nella sua agonia.