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Seguendo “Il vento di Vaclav” di Maurizio Terzetti – Recensione di Enrico Cerquiglini

1 aprile 2024

Che Maurizio Terzetti avesse in serbo una sorpresa, sotto forma di narrativa, era nell’aria. Negli ultimi tempi la sua scrittura si è divisa tra poesia – mai dimenticare che l’Autore è un poeta di notevole spessore – e la prosa di impostazione giornalistica, poetica o narrativa. La sorpresa si è materializzata in un romanzo, Il vento di Vaclav – Assisi 1937, pubblicato in un’elegante edizione dalla LuoghInteriori di Città di Castello.

La quarta di copertina riporta un brano di Jacques Soustelle – poliedrico e inquieto intellettuale francese –che, nei suoi studi sulla mitologia persiana, mostra come Ormuz, maestro e creatore del mondo, creò “il vento sotto forma di un uomo di quindici anni”. Proprio da una presunta creazione attraverso l’azione del vento prende le mosse il romanzo di Terzetti. Questo parto avviene a Castel Leone – paese immaginario – il 15 marzo 1937, sotto gli occhi dei protagonisti, Attilio Verziere e sua moglie Giacinta: “una figura del tutto umana uscita da quel turbine per volare via non si sa dove”.

Il mistero del giovane che si è manifestato all’inizio del romanzo, proprio durante una tempesta che ha poco di comune, sarà il filo conduttore della trama e l’Autore, abilmente, gioca nel depistarci, si muove con maestria tra quella che potrebbe essere un’epifania, una concretizzazione di un desiderio di paternità/maternità, un angelos, quindi un nunzio, un messaggero, avvalorato dal nome che gli viene attribuito, Gabriele, uomo di Dio.

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