


Un brano tratto da “Qualcosa è andato storto” (Porto Seguro Editore, 2019 – € 15,90)
Da quarant’anni svolgeva la medesima mansione in un’azienda privata: contabile, scrupoloso e puntuale, pronto a fermarsi ben oltre l’orario di lavoro, e mai assente. Gli unici giorni che lo allontanarono dal lavoro furono quelli necessari per lo svolgimento dei funerali dei genitori: due giorni in tutto, lo stretto necessario. La sua vita era ristretta al dovere del lavoro e tutta tesa al risparmio. Non che venisse da una famiglia povera, ma da “gente parsimoniosa”, come diceva lui, che negli anni, anche grazie alle attività truffaldine del padre, aveva accumulato un discreto capitale che, diligentemente, era stato investito nel mattone (antica saggezza!) e garantiva una cospicua rendita. Il padre glielo diceva spesso: «Bisogna risparmiare perché nella vita può capitare sempre una disgrazia o una brutta vecchiaia», e lui aveva messo in pratica il consiglio paterno e lo aveva stampato a chiare lettere nella coscienza. Da ragazzo si era follemente innamorato di una biondina amante del divertimento e della bella vita. Fu il padre a farlo ragionare: «Questa nel giro di pochi anni ti lascia senza una lira. Le donne non conoscono il valore dei soldi, basta che spendono. Tu devi trovarne una come tua madre: non è bella, ma sa come si manda avanti una casa e non butta via i soldi». In effetti la madre era una donna allineata al pensiero del padre, non sperperava, indossava da sempre gli stessi vestiti, non acquistava se non l’indispensabile e non era fanatica delle mode e dei viaggi: una brava massaia, si sarebbe detto con termini un po’ antiquati.
Cercò nel corso della vita di approcciarsi ad altre donne, ma nessuna era come sua madre: chi amava il lusso, chi le vacanze esotiche, chi le auto sportive, chi i ristoranti e il ballo… Un vero sperpero.
Odiava i ristoranti lui! Non si sa cosa ti danno da mangiare e ti fanno pagare un occhio della testa! Preferiva, ora che era rimasto solo, mangiare il poco che gli dava l’orto, un po’ di pasta in bianco e, nelle occasioni, un po’ di carne in scatola. Ogni settimana, il venerdì sera, si concedeva il lusso di una trasgressione: mercenaria e a basso costo. Si toglieva la voglia, pagava il pattuito, e non aveva tra le scatole scialacquatrici di sorta.
Quando la sera si buttava sul vecchio letto, se non prendeva sonno subito, come di solito, ripassava mentalmente i suoi averi: “Sei negozi, ventidue appartamenti, la villa sui colli, le quattro vigne, il ristorante al mare… Sei negozi, ventidue appartamenti, la villa sui colli, le quattro vigne, il ristorante al mare… Sei negozi, ventidue appartamenti, la villa sui colli, le quattro vigne, il ristorante al mare…”.
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