Dovrebbero essere trascinati sul banco degli imputati…

Foto di Roland Zumbuehl

Questo scriveva Pasolini il 28 agosto 1975: “Andreotti, Fanfani, Rumor, e almeno una dozzina di altri potenti democristiani, dovrebbero essere trascinati sul banco degli imputati. E quivi accusati di una quantità sterminata di reati: indegnità, disprezzo per i cittadini, manipolazione del denaro pubblico, intrallazzo con i petrolieri, con gli industriali, con i banchieri, collaborazione con la Cia, uso illegale di enti come il Sid, responsabilità nelle stragi di Milano, Brescia e Bologna (almeno in quanto colpevole incapacità di colpirne gli esecutori), distruzione paesaggistica e urbanistica dell’Italia, responsabilità della degradazione antropologica degli italiani, responsabilità dell’esplosione “selvaggia” della cultura di massa e dei mass-media, corresponsabilità della stupidità delittuosa della televisione”.
Sono passati quasi 37 anni e la situazione italiana è apparentemente cambiata: sono scomparsi i partiti storici (DC, PCI, PSI, PRI, PDSI, PLI), dei succitati resta in vita il nonagenario Andreotti, uscito da un processo per mafia con una prescrizione che riguarda tutto ciò commesso prima del 1980, e qualche altro “potente democristiano” ripresentatosi in diversa casacca sulla scena politica della cosiddetta “Seconda Repubblica”. Agli inizi degli anni ’90, per qualche mese, in Italia si è sperato un rinnovamento, la nascita di una nuova politica che traghettasse il paese verso la modernità, verso una democrazia matura e una socialità corretta, verso una giustizia sociale e verso la verità sugli anni bui.
Purtroppo, come spesso succede, i sogni muoiono all’alba. All’apparire del nuovo ci si è accorti che sapeva di populismo insulso, di demagogia a buon prezzo, di mascherate televisive. Ma abbiamo dovuto attendere un ventennio – il secondo della nostra breve storia – per capire in che abisso stavamo e stiamo precipitando. Cosa ha portato gli italiani ad accettare questa corsa verso il baratro? In base a quale fascinazione si spiega questo sonno della ragione? Forse qualcuno non sapeva ciò che stava succedendo? Com’è stato possibile che in un ventennio l’Italia dei cappi sia diventata l’Italia dei capponi?
I reati di cui parlava Pasolini nel 1975, non solo non sono scomparsi ma si sono ulteriormente aggravati. Quanti sono oggi i politici degni? Quanti non mostrano nella loro tracotanza un profondo disprezzo per i cittadini? Quanti hanno criminalmente manipolato il denaro pubblico, intrallazzato con petrolieri, industriali, manager e banchieri? Non parliamo poi della distruzione paesaggistica e urbanistica dell’Italia (l’Italia è un paese ormai fondato sui condoni, sugli abusi sanati, sull’evasione fiscale, sull’aggiotaggio, sulla corruzione e la dilapidazione del denaro pubblico).
Ma la voce che più risulta tragicamente attuale è la “responsabilità della degradazione antropologica degli italiani, responsabilità dell’esplosione “selvaggia” della cultura di massa e dei mass-media, corresponsabilità della stupidità delittuosa della televisione”.
Ciò che Pasolini denunciava nel 1975 con la voce straziata del poeta, con la coscienza netta del marxista, negli ultimi decenni ha raggiunto punte drammatiche: la televisione è diventata il vero e proprio potere che riunisce sotto il suo occhio maggioranza e opposizione in sconce risse, in trasmissioni invereconde, in messaggi che attraversano orizzontalmente i palinsesti invitanti al disprezzo per il lavoro, per la realtà, per i deboli, per gli ultimi. Una scellerata politica di irrealtà che ha finito per allontanare i partiti dal territorio, dalle masse per trasformarli in contenitori mediatici, in sfilate di inquietanti maschere carnascialesche ossessivamente ripetenti battute ad effetto e senza più alcuna idealità e idea. Il vuoto insomma o il sottovuoto.
La crisi del liberismo planetario ha finito per spiazzare questa classe politica, questa casta elevatasi spesso al di sopra delle leggi. Pur nello smarrimento però sta avvenendo quanto abbiamo già visto negli anni Novanta: si rimescolano le acque e nel torbido cercano di riemergere con i soliti maneggi di palazzo, con gli spostamenti di baricentro, con le ammuine, con le alleanze incrociate, i trasbordi, i passaggi da uno schieramento all’altro, il cambio di nome, il cavalcare l’onda del malcontento. Qualcuno diceva un tempo che possono cambiare nome ma che sapremo comunque riconoscerli dalle impronte digitali. Ma questo non basta. Chi è responsabile o corresponsabile del disastro attuale, deve farsi da parte, scomparire dalla scena politica, dedicarsi magari al lavoro, magari socialmente utile, ma disimpegnarsi dalla politica. Il nuovo deve passare attraverso un cambio reale dei protagonisti della politica: non il solito makeup ma una nuova classe dirigente che sappia distinguere chiaramente ciò che è l’interesse collettivo da quello privato, che abbia il senso dello stato e che abbia coscienza che il bene di uno stato è il bene della sua popolazione tutta e non di un’esigua minoranza di privilegiati.
Se questo non avverrà, tra vent’anni dovremo rileggere Pasolini ed accorgerci che la nostra classe politica dovrebbe essere processata per: indegnità, disprezzo per i cittadini, manipolazione del denaro pubblico, intrallazzo con i petrolieri, con gli industriali, con i banchieri, ecc.

Tag: , , , , , , , , , , , ,

Una Risposta to “Dovrebbero essere trascinati sul banco degli imputati…”

  1. max9000 Says:

    L’ha ribloggato su Max9000's Bloge ha commentato:
    PPP…..

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...


%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: